lunedì 19 gennaio 2015

Profughi 2014, una strage - 2015 ultima sfida


di Corrado Oppedisano Forum sad Italia
e Antonio Guterres Alto Commissario ONU per i rifugiati (UNHCR)

Roma 6 Gennaio 2015

Si spezza il cuore leggendo i rapporti di UNHCR, Unicef e ONG su bambini e famiglie distrutte che continuano a morire cercando un posto dove vivere, un angolo di paradiso, attraversando i mari della speranza.

3.419 sono i morte nel 2014, degli oltre 207.000 migranti che hanno tentato la traversata nel mediterraneo fuggendo dalla morte, guerre e disperazione. Questi sono i dati dell’Agenzia Onu per i rifugiati del dicembre 2014 trasmessi da Antonio Guterres Alto Commissario ONU
3.419 profughi che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo da gennaio 2014: un mare che si è trasformato in cimitero.

Nel 2014 oltre 200.000 persone nel mediterraneo hanno cercato nuove terre su cui vivere. Tre volte in più del 2011 quando erano 70.000 le persone che fuggivano dai conflitti in Libia, in Ucraina e in Siria-Iraq.
La costa libica è il punto d’imbarco la rotta è l’Italia, Malta, Grecia, ma è l’Italia la meta ambita per il transito verso il nord Europa.

Nel 2014 il numero di richiedenti asilo è cresciuto. Per la prima volta quest'anno, le persone provenienti da paesi soprattutto Siria ed Eritrea sono quasi il 50% del flusso migratorio.
Non è solo il Mare Mediterraneo interessato, (Unhcr) nella regione del Corno d'Africa ad esempio, 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso nel 2014. Nel sud-est asiatico, la stima è di circa 54.000 partiti da Bangladesh o Birmania verso Thailandia e Malesia. Nei Caraibi infine, il dato è di almeno 4.775.

I dati diffusi dall'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati, António Guterres, fanno riflettere, come l’obiettivo delle NU deve concentrarsi verso la protezione internazionale dei migranti in mare alzando lo sguardo verso i 15 milioni di bambini coinvolti nei conflitti in una continua battaglia contro le cause di cotanta sventura.

A livello globale sono 230 milioni i bambini che vivono in paesi e aree colpite da conflitti armati. Secondo l'UNICEF il 2014 è stato un anno di orrore, paura e disperazione. Sono 15 milioni i bambini -stimati– coinvolti in conflitti violenti nella Repubblica Centrafricana, Iraq, Sud Sudan, Stato della Palestina, Siria e Ucraina - compresi i bambini sfollati interni o che vivono da rifugiati.

E’ chiaro che il 2014 è stato un anno di orrore, paura e disperazione per milioni di bambini, a causa del peggioramento dei conflitti in tutto il mondo che li ha esposti a violenze estreme e alle loro conseguenze. Reclutati con la forza e individuati quali obiettivi dai gruppi combattenti.
Per milioni di bambini è stato un anno devastante: bambini uccisi mentre erano a scuola, nelle classi a studiare, mentre dormivano nelle loro case.

Sono rimasti orfani, rapiti, torturati, reclutati, violentati e perfino venduti come schiavi. Mai nella storia recente così tanti bambini sono stati soggetti a brutalità così orribili. Centinaia di bambini sempre 2014-sono stati rapiti dalle loro scuole o mentre erano sulla strada in difesi. Migliaia sono i reclutati o usati da forze o gruppi armati.

Ad esempio: Nella Repubblica Centrafricana: 2,3 milioni di bambini sono stati coinvolti da conflitti, fino a 10.000 bambini si ritiene siano stati reclutati da gruppi armati nell'ultimo anno e più di 439 bambini sono stati uccisi o mutilati - 3 volte di più rispetto al 2013.
Gaza: 54.000 bambini sono rimasti senza casa in seguito a 50 giorni di conflitto durante l'estate che hanno visto 538 bambini uccisi e più di 3.370 feriti.

Siria: più di 7,3 milioni sono i bambini colpiti dal conflitto compresi 1,7 milioni di bambini rifugiati, le Nazioni Unite hanno verificato almeno 35 attacchi a scuole nei primi nove mesi dell'anno, durante i quali 105 bambini sono stati uccisi e altri 300 sono stati feriti.

In Iraq: dove si stima che 2,7 milioni di bambini sono stati colpiti dal conflitto, almeno 700 bambini hanno subito amputazioni, sono stati uccisi o ammazzati per esecuzione, nel 2014. In entrambi i paesi, i bambini sono stati vittime, testimoni e anche perpetratori di violenze brutali e estreme sempre crescenti.

In Sud Sudan: si stima che 235.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione cronica. Quasi 750.000 bambini sono sfollati e più di 320.000 vivono come rifugiati. Secondo i dati delle Nazioni Unite, quest'anno più di 600 bambini sono stati uccisi e oltre 200 hanno subito amputazioni, circa 12.000 bambini sono utilizzati da gruppi e forze armati.
Il numero totale delle crisi nel 2014 indica che molte sono state dimenticate velocemente o hanno ricevuto poca attenzione.

Le crisi che si sono protratte in paesi come Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Somalia, Sudan e Yemen hanno continuato a mietere giovani vittime.
Nell'affrontare accessi umanitari ristretti, condizioni di insicurezza e sfide nei finanziamenti, le organizzazioni umanitarie hanno collaborato insieme per garantire assistenza e servizi come istruzione e supporto psicologico per aiutare i bambini a crescere in alcuni dei luoghi più pericolosi della terra.

Nella Repubblica Centrafricana: appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, inizierà una campagna per portare a scuola 662.000 bambini.
Iraq e Siria. Circa 68 milioni di dosi di vaccini contro la polio sono stati consegnati nei paesi del Medio Oriente, in Iraq e Siria.
In Sud Sudan: più di 70.000 bambini sono stati curati per malnutrizione acuta.

Europa che fai?

In questo bollettino di guerra, non mancano defezioni comunitarie del sistema Europa. La Grecia afferma MSF nell’accoglienza non è brilla nell’organizzazione verso le migliaia di rifugiati che sbarcano in Grecia, sulle coste delle Isole Egee, accolti da un sistema di ricezione che a dir poco, non funziona.
Diventa prioritario ripristinare un sistema d’accoglienza che offra condizioni di vita dignitose ai rifugiati, migranti e richiedenti asilo attraverso un'adeguata protezione e assistenza sanitaria.

Il 90% di richiedenti asilo sono Siriani. Secondo le autorità nazionali, quest'anno più di 14.000 persone - di cui oltre il 90% in fuga dalla Siria devastata dalla guerra - hanno intrapreso un viaggio pericoloso attraverso il Mar Egeo, imbarcati su piccoli natanti che dalla Turchia hanno fatto rotta verso le Isole Egee, in cerca di protezione.
A causa dell'insufficienza di strutture idonee ad ospitarli, molti rifugiati dormono all'aperto per giorni, esposti al freddo, o in stazioni di polizia sovraffollate, aspettando di essere trasferiti sulla terraferma Greca.
In questi dati si legge la lontananza dal voler o poter cambiare le cose a livello comunitario e internazionale.

I rapporti dell’alto commissario per i rifugiati UNHCR ci preoccupano, poiché condizioni precarie di accoglienza sono insostenibili anche per una sola notte, soprattutto per chi fugge dalla guerra e già soffre fisicamente e psicologicamente.

Poco viene offerto, dopo un viaggio così estenuante e pericoloso per la loro salute. Molti riferiscono di essere stati respinti verso la Turchia prima di riuscire a raggiungere le coste greche nonostante l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali di tutti gli individui sotto la propria giurisdizione.

Che tristezza dover ricordare che ogni stato “deve garantire sempre” il principio di non respingimento dei rifugiati e richiedenti asilo che arrivano via mare e via terra, e assicurare a quelle persone un trattamento dignitoso al momento dell'arrivo, incluso l'accesso a una procedura per la richiesta di asilo efficace ed equa e celere, in particolare se in procinto di ricongiungimento famigliare.
Ma la paura resta e la guerra infuria in ampie aree del Medio Oriente, dell’Africa e in altre zone.

UNHCR stima che 5,5 milioni di persone siano state costrette a lasciare le proprie case già nei primi sei mesi del 2014, segnalando un ulteriore aumento delle persone in fuga.
Sembra che il mondo abbia perso la capacità di risolvere e prevenire i conflitti e questo immobilismo produrrà inutili recinzioni, mentre condizioni di vita disumane sulle isole, nei mari, non avranno un effetto deterrente sulla disperazione delle persone costrette a intraprendere percorsi sempre più pericolosi in cerca di salvezza, rimettendoci la vita.

Ma quali siano i parametri umanitari per “accedere alla vita” secondo Bruxelles, non si è ancora capito.
La questione Euromediterraneo, - tra Grecia, Italia, Spagna, Cipro, Malta,- impone una politica Europea che rispecchi le esigenze di una vexata quaestio che infiamma il terzo millennio: l’assenza della comunità internazionale, prevenzione e intervento sulle delicate questioni tra guerre e carestie.
Dinanzi a persone costrette a morire sui barconi in fuga dai loro paesi, non è più possibile ascoltare in silenzio l’indifferenza dilagante che alimenta il peggior crimine del terzo millennio o ancor peggio ascoltare la voce di chi indica l’altrui disperazione come un pericolo.
Vanno ripristinate linee di pace e concordia fra le genti attraverso politiche e iniziative Comunitarie di contrasto alle cause scatenanti un esodo che continua a pagare biglietti di sola andata verso una speranza, che si chiama anche Europa.

Morire affogati nei mari Europei con i propri figli o essere uccisi da guerre, carestie e miseria nei loro territori, sempre, ogni giorno, senza speranza non è una politica e non può rappresentare il pensiero della “grande Europa” dei popoli, aldilà di dove i focolai si sono accesi.

Per l’Europa dei popoli, della pace e della democrazia, della libertà un’ultima chance per dimostrare la sua grande capacità nel ritrovare la pace anche al di fuori dei suoi confini.
Per gli obiettivi del millennio i 3000 morti e più sonio un terribile autogoal. E siamo al 2015.

giovedì 25 settembre 2014

Profughi verso l’Europa: l’Italia rende più veloci le procedure per le richieste di asilo


di Corrado Oppedisano - cooperazione Forumsad


Dal primo gennaio ad oggi sono sbarcati in Italia 125.876 migranti, di cui 9820 minori non accompagnati. Le richieste di protezione internazionale,  dalle circa 23mila di tutto il 2013 sono giunte a 38mila, sino ad oggi. (da ANSA).

L'enorme flusso di migranti, crea un sovraffollamento dei centri e un sovraccarico di lavoro che porta ad un conseguente ritardo per le domande dei richiedenti asilo. Così il decreto legge approvato a luglio dal Consiglio dei ministri ha previsto un aumento delle commissioni territoriali per l'analisi delle domande - passate da 10 a 20 - e delle sezioni (da 10 a 30).

Però il flusso cambia la dinamica dei migranti che non sono più persone che cercano di raggiungere l'Europa ma fuggono da situazioni di conflitto a prescindere dalla destinazione . Infatti l'aumento delle richieste di protezione internazionale per l’italia sono da 23mila di tutto il 2013 alle 38mila nel 2014 + 15.000 persone.
Per far fronte all'accoglienza, sono stati reperiti attraverso le regioni 19.400 posti, con un costo di 247 milioni all'anno.(ANSA).

E’ questa la  più grande tragedia di profughi che si sia mai consumata nel Mediterraneo. il 10 Settembre un naufragio di un barcone diretto in Grecia a 150 miglia dalla costa egiziana lascia in mare 500 persone che perdono la vita. 6 sono i superstiti  trasportati a Creta. Gli altri superstiti trasferiti ad Atene. Altri 2 superstiti a Malta e 3 in Sicilia, il che porta il numero totale di superstiti a 11 persone, su un totale di  500 persone presenti sulla barca.

Si auspica che, con il  nuovo decreto legge n. 119  del 22 .8.2014 snelliscano le procedure per le richiesta d’ asilo. Infatti la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale dispone l’audizione del richiedente asilo entro 30 giorni dalla domanda ed entro 3 giorni dalla conclusione del colloquio e deve pronunciarsi in merito alla domanda. La decisione resta collegiale, ma il colloquio si potrà svolgere alla presenza di uno solo dei componenti della Commissione.
 
La novità è che Le Commissioni territoriali vengono “incardinate” presso le Prefetture; possono essere aumentate fino a 20 e anche a 30, se l’afflusso di richieste di protezione è molto alto. Possibile anche l’assegnazione dei fascicoli dei vari casi da una Commissione all’altra. Infine per quanto concerne l’accoglienza: a chi non rientra nei CARA “dovrebbe essere garantita” quella nello Spar, il cui relativo fondo viene aumentato. Stanziati 9 milioni per il 2014 e 10.6 milioni per il 2015.
 
Alla luce di queste considerazioni il bilancio delle vittime nel mediterraneo diventa pesantissimo.
Gli ultimi due recenti eventi di disperazione registrano 700 morti in mare in pochi giorni.
 
Tutto ciò impone la conferma del soccorso nell'emergenza in alto mare,  come sostenuto da " Mare Nostrum", dall'altra una forte azione di prevenzione internazionale nelle acque internazionali per fermare, trafficanti e aguzzini, di morte,  che dopo aver depredato anine disperate, di bambini, madri, persone  le portano alla morte.  
 
E' così che la Italia, UE  e NU  devono concertare misure per prevenire questo continuo massacro,  alimentato da decine di conflitti bellici, fame miseria e carestie. E' urgente l'attuazione di procedure che diano attuazione e apertura a canali umanitari protetti dalle UE- NU con la supervisione dell'UNHCR. Insistiamo sostenendo che le misure di Cooperazine Internazionale adottate dal Mae e dalle ONG Italiane si rivelano fondamentali per la prevenzione dello sradicamento sociale e dalla fuga dai paesi poveri del mondo.
 
In questi anni, nelle zone di conflitto decine di Organismi Umanitari hanno dimostrato competenza ed elevata affidalità sulla cura e l'applicazione di progetti di CIS e relazioni umane, in presenza. Questo status impone che,  nel breve e in collaborazione con  UE-UN-( UTL / MAECI),  le organizzazioni umanitarie presenti nei paesi partner possano contribuire alla realizzazione di unità mobili di prevenzione  e contatto con le popolazioni, le persone che  fuggono dalle loro terre, profughi e RA, indirizzati verso la zona UE.
 
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domenica 17 agosto 2014

EURO- MEDITERRANEO, UNA NUOVA POLITICA ITALIANA PER IL DIALOGO TRA I POPOLI


- Corrado Oppedisano Responsabile nazionale Cooperazione internazionale e solidarietà -

DOPO IL VARO DELLA NUOVA LEGGE SULLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE QUALE NUOVO STRUMENTO DI POLITICA ESTERA, IL GOVERNO ITALIANO INVITI LA COMMISSIONE EUROPEA A LAMPEDUSA E CHIEDA VALIDI STRUMENTI PER DARE SOLUZIONE ALLA DISPERAZIONE UMANITARIA DIRETTA VERSO LE NOSTRE COSTE, IN EUROPA, ATTRAVERSO UNA NUOVA POLITICA EUROPEA PER IL MEDITERRANEO. PER INIZIARE RENZI CHIEDA UNA SEDE EUROPEA DI FRONTEX IN ITALIA, NEL MEDITERRANEO E LA DIREZIONE DELL’AGENZIA. PROGRESSIVAMENTE L’AVVIO DI UNA ADEGUATA POLITICA EUROPEA PER IL MEDITERRANEO.

Una prima spinta propulsiva sono le Organizzazioni umanitarie presenti nei territori colpiti dalla povertà e dai conflitti armati, loro potrebbero essere il primo passo per il cambio di tendenza a favore di una nuova politica euro-mediterranea. Un paese chiamato a fronteggiare una emergenza biblica, avendo contemporaneamente altissime competenze presenti nei paesi afflitti, e responsabilità, non solo di frontiera ma di integrazione tra popoli, civiltà e culture, L’italia è il primo paese interlocutore per il dialogo internazionale proprio dal Mediterraneo.

Il paese è pronto e preparato più di ogni altro ad avviare un articolato dialogo che potrebbe iniziare con la direzione dell’agenzia Europea di Frontex - o Agenzia dedicata al Mediterraneo- gestita dall’Italia e dal nostro territorio. Primo passo dall’aspetto tecnico- politico, ma oltre misura necessario per creare una soluzione immediata e condizioni complessive di dialogo e distensione internazionale.

Lampedusa registra centinaia di migranti morti, persone, che si aggiungono a nuovi episodi come i 19 morti asfissiati dai gas di stiva, sessanta annegati da un barcone. E’ necessaria una forte risposta politica europea ed internazionale per capire e combattere le cause di tali condizioni.

Si apprende che i Socialisti Europei hanno scelto di tenere la riunione annuale della Commissione internazionale per le Migrazioni proprio sull'isola siciliana il prossimo Ottobre. Di conseguenza il Premier Renzi potrebbe convocare formalmente la Commissione europea proprio a Lampedusa. Nessuna commemorazione, ma una sessione operativa della UE diretta dall’italia su protezione umanitaria, interventi UE riforme strutturali, vision euro- mediterranea e dialogo internazionale per la distensione e la pace.

Sappiamo che bisogna riscrivere parte del Regolamento di Dublino del 2003, secondo il quale la domanda di asilo va presentata nel primo paese europeo di arrivo, con la “schedatura” delle persone, tra cui quei profughi che non desiderano restare in Italia ma trasferirsi nei paesi del Nord Europa per ricongiungersi ai loro cari. Non a caso la Germania ha 110mila richieste d’asilo rispetto le nostre 26.000. Per assurdo, se saranno schedati in Italia, quando arriveranno in Germania potrebbero subire sanzioni da clandestinità e rispediti in Italia.

Questa è la ragione per cui più di metà dei rifugiati fugge alle schedature e ai controlli pagando, in Italia, in Europa, altra criminalità per farsi condurre a destinazione. Il vertice UE del 27 giugno scorso non ha sciolto il nodo del reciproco riconoscimento d’asilo: cioè, che un provvedimento ottenuto in Italia sia valido per trovare lavoro in Germania o altri paesi.

Nonostante la miopia di alcune forze politiche italiane Mare Nostrum è una iniziativa umanitaria di salvataggio e di lotta ai trafficanti, non va abbandonata ma potenziata. Dall’ottobre 2013, quando è partita, ad oggi, l’esercito italiano ha salvato 70 mila vite umane con investimenti di 9 milioni di euro al mese sino ad oggi. L’UE a dicembre ha inviato un contributo di 30 milioni di euro.

I soldi non bastano è c’è da riprogrammare una strategia complessiva sul piano europeo contro il traffico di migranti affinchè Europol e Frontex non si limitino ad essere operazioni solo emergenziali ma di pianificazione complessiva. Necessitano infatti di radicale riforma a partire dalla logistica che dovrebbe, a mio avviso, portare Frontex ad avere una sede mediterranea e non solo a Varsavia dove “ l’eco delle imbarcazioni suona lontano” o meglio, attraverso una specifica nomina di un ufficio europeo dedicato al mediterraneo.

Vanno riviste le relazioni con i paesi partner, attivando da subito corridoi umanitari per consentire a chi abbandona il paese natale di non fuggire, ma di organizzarsi in sicurezza con i paesi ospitanti evitando di abbracciare la sola opportunità offerta dalla criminalità e dagli sfruttatori. In tal senso i conflitti, in Etiopia, in Eritrea, In Sudan, in Siria, israelo-palestinese provocheranno altre fughe, e a oggi gli sbarchi in Italia hanno già raggiunto la cifra record di 80 mila in sei mesi. Una azione diplomatica, immediata, distensiva ma incisiva sulla prevenzione, cessazione dei conflitti armati si rende inderogabile.

In tal senso andrebbe valutata seriamente, visto il varo positivo della riforma della legge 49 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo che ha appena superato il voto dell’aula di Montecitorio, la pressione posta dal terzo settore, le Ong, e tutto il settore umanitario, presenti nei territori con interventi di cooperazione allo sviluppo che hanno indicato e segnalato, al dibattito parlamentare, nuovi strumenti per contrastare la povertà e la fuga dai territori, valutando l’attivazione di nuove sedi consolari nei territori partner per procedere a nuovi protocolli internazionali attraverso cui poter prevenire direttamente -e in loco- dalla prima fase emergenziale umanitaria, combattendo le cause che producono fuga e morte dai territori.

Anticipare per risolvere una terribile fuga da paesi che sfocia in un disperato sradicamento dei nuclei familiari, abbandono delle terre e dai propri cari. Tutto ciò snatura un paese, il suo popolo, intere generazioni.

Per questi motivi centinaia di operatori umanitari che vivono e conoscono i territori a rischio, esperti ben amalgamati all’interno delle realtà locali a stretto contatto, da molti anni, con la popolazione e le istituzioni potrebbero essere i primi terminali per l’Italia e l’Europa di comunicazione e dialogo per le agenzie preposte.

1 agosto 2014  

mercoledì 11 giugno 2014

APPENA ASSUNTA LA RESPONSABILITA' NAZIONALE PER PSI SU SOLIDARIETA' E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, OPPEDISANO CORRE A COLLOQUIO DAL SINDACO DI GENOVA, MARCO DORIA PER DISCUTERE SU INTEGRAZIONE, COESIONE E SVILUPPO SOCIALE A GENOVA

E'  stato appena nominato Corrado Oppedisano alla massima responsabilità del partito nazionale per il terzo settore che già ha investito il sindaco Marco Doria  per una prima valutazione sulla città  di Genova su disagio sociale, coesione e   sviluppo." non basta dar voce alla povertà e al disagio sociale per risolvere il problema,  poichè  tra emarginazione e indifferenza  bisogno rimuovere le cause e progettare soluzioni attualibi in tempi brevi. Progetti che favoriscono inclusione, coesione sociale e  nuove opportunità di vita e sviluppo grazie alle risorse presenti in città. Se  guardiamo  alle risorse di bilancio disponibili, ci deprimiamo,quelle non ci sono dice Oppedisano al sindaco Doria, quindi per iniziare sono utili  condizioni favorevoli ed esempi positivi come il terzo settore è capace di generare in un vasto partenariato sociale.Appurato che i soldi per finanziare i progetti si devono cercare dove ci sono, va coinvolto anche il privato abbiente  e le divisioni della CEE che li metteno a disposizione proprio su queste programmi.Per iniziare a combattere l'emarginazione e le nuove povertà tra giovani e vecchie generazioni  bisogna mettere a disposizione della grande organizzazione umanitaria,  siti  del patrimonio comunale in disarmo da anni, improduttivi e   costosi 8per manutenzioni.  Conseguentemente le soluzioni economiche si troveranno e con velocitàIl soggetto pubblico deve occuparsi del disagio sociale di chi da un giorno all'altro si ritrova in mezzo ad una srtada, solo ed emarginato. Magari 7anche con un lavoro che non basta per vivere. Basta demendare ad altri anche se autorevoli questa piaga che comunque si abbatte sempre sul governo della città.  Sono decine e decine le competenze e le capacità di elevata esperienza che vivono attorno al terzo settore, uomini e donne che hanno conosciuto mezzo mondo, oggi  disponibili per risolvere anche in Italia, nelle nostre città,  aspetti delicati delle nuove povertà. Che aspettare quindi si inizi dal primo disagio quello che attanaglia la nostra città di chi è solo o  separato  da coloro i quali non basta ciò che ha per vivere di chi disoccupato di lungo corso non sa più che fare avendo passato già i 40 anni. Con l altro occhio si guardi al meridione d'Italia dove  ogni giorno sbarcano migliaia di esseri umani che chiedono pace e una città dove vivere.Far finta di niente renderà tragica una Situazione a dir poco allarmante. Partiamo da Genova a riflettere su questa seconda " onda umana che chiede giustizia"Abbiamo fllussi migratori  in forte impennata che impongono una programmazione di prevenzione , prima che  il fenomeno si  trasformi in un vero disastro sociale, visto che  l’ondata di sbarchi verso le coste italiane  sono il risultato di guerre e persecuzioni.Barconi fatiscenti in partenza dalla Libia - carichi di uomini, donne e bambin in queste ore  sono segnalati dai radar siciliani.  Sono oltre 2000  i migranti soccorsi dalla Marina Militare in questi giorni  dopo i tremila già arrivati, altri 845 sono attesi nel porto di Catania.  Dall’inizio dell’anno supera così quota 50 mila persone,   un numero  impressionante per l’operazione Mare Nostrum con strutture di accoglienza al collasso.  Siamo fuori controllo in un dramma umanitario che ci casca addosso ogni giorno.I primi profughi  - 400 -sono eritrei ed etiopi  (tra cui 57 donne e 16 minori)  sbarcati a porto empedocle  ma molti di loro qualche ora dopo  erano già nella  stazione di Agrigento poichè la loro meta finale non è infatti l’Italia ma gli altri paesi europei dove sitentano i ricongiungimenti familiari.Altri 600 tra cui 49 donne in stato di gravidanza e 21 minori  sono giunti da diversi paesi dell’Africa subsahariana, del Maghreb e del Medio Oriente Scene analoghe si sono ripetute anche a Palermo, con 400 migranti  tra cui 52 donne e 45 minori e a Catania  con  300  profughi di cui 30  minori e 19 le donne  soccorsi dalla Guardia Costiera e  Trapani 190  immigrati tra cui 11 donne e quattro bambini, raccolti al largo di Lampedusa.Genova non  può  eludere il fenomeno immigrazione  ne diretto che indiretto poiche Genova  è mondializzata da molti anni,   di conseguenza  è urgente approntare un piano che ne prevenga il collasso sociale, umano e commerciale con una regia pubblica capace di far emergere le opportunità, umanamente nessuno escluso. 

giovedì 31 ottobre 2013

FRANCO FRANZETTI CI HA LASCIATI

La notizia ci amareggia profondamente poichè improvvisa e Franco ci lascia ancor un po più soli. Dopo Da Molo, Cerofolini, Merani, Fernanda Pedemonte, con Franzetti si strappa un'altro pezzo di radice del PSI Genovese. Franzetti era a capo del progetto di rilancio storico del socialismo Genovese. Stava infatti ricomponendo l'archivio storico del partito socialista Italiano a Genova, grazie alla sua lungimiranza, avendo ridato vita al Centro di studi storici Socialisti fondato da Cerofolini e Da Molo e altri Socialisti. Alto dirigente CARIGE, retto, onesto indefesso, scrupolo, anche rigido nella sua analisi storica del socialismo italiano ed Europeo che rispecchiava l'originalità del suo vivere. Sindaco socialista di Mignanego, incontrava le persone " come la politica dovrebbe fare", onesto e schietto, diretto sino al punto di fare della critica un'arma, sempre politica, sempre dal volto umano.

Nell'antica Roma una persona come Franco Franzetti oggi entrerebbe nell' edificio che accoglie le spoglie dei personaggi illustri di una nazione. Riservatamente, in punta di piedi come ha vissuto, Noi ti salutiamo così Franco, come si saluta una bandiera, a testa alta.

mercoledì 30 ottobre 2013

...BOTTE IN TESTA AI DISABILI E A CHI GLI ASSISTE

Il 25 Ottobre scorso la Commissione Bilancio della Camera ha soppresso, all’interno del Dl 101-2013, l’emendamento che avrebbe salvato ai fini contributivi i periodi di congedo fruiti per assistere familiari disabili gravi. Nonostante il parere favorevole del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini l’emendamento non è passato perché “sarebbe suscettibile di determinare nuovi e maggiori oneri”.


Siamo al di sotto del livello minimo di decenza ! Un Governo che non fa neanche finta di cercar di sapere dove sono finiti 50 Miliardi di Euro destinati all’INPDAP e scomparsi verso ignota destinazione è invece attentissimo a salvaguardare una norma (Articolo 24 della Legge Fornero) che danneggia le persone svantaggiate.

PSI sollecita il gruppo parlamentare ad attivarsi immediatamente contro questa miserabile e ingiusta presa di posizione di un governo che dovrebbe fare della difesa dei disabili una bandiera.